LE FOIBE

le foibe - storia e storie

Medaglia d’oro a Norma Cossetto
Il presidente Ciampi ha concesso l'onorificenza alla ragazza istriana barbaramente trucidata dai titini.
Secolo d'Italia 22/12/05

Roma. Un atto di giustizia e di onore per la memoria storica italiana è quello compiuto in questi giorni dal presidente Ciampi. Una medaglia d'oro al Merito civile è stata conferita alla memoria di Norma Cossetto, la giovane istriana di ventitrè anni che fu gettata nelle foibe dopo essere stata violentata e orribilmente seviziata dai partigiani di Tito. Ne dà notizia il senatore di An Franco Servello, che ha ricevuto una lettera dalla Segreteria generale della Pre­sidenza della Repubblica. Nella motivazio­ne all'onorificenza si legge: «Giovane stu­dentessa istriana, catturata e imprigionata dai piartigiani slavi, veniva lungamente seviziata e violentata dai suoi carcerieri e poi barbaramente gettata in un foiba. Luminosa testimonianza di coraggio e di amor patrio».

Le circostanze della morte della Cossetto ne hanno fatto da subito un figura-simbo­lo del martirio italiano delle terre adriatiche. Una richiesta per il conferimento della medaglia d'oro venne presentata alla Presidenza della Repubblica già al tempo in cui al Quirinale sedeva Oscar Luigi Scalfaro. L'iniziativa è stata ripresa recente­mente da Servello che nel maggio scorso ricevette una struggente lettera dalla sorella della Cossetto, Licia: «Sono anzia­na ma vorrei, prima di morire,- che sapere che il sacrificio di mia sorella venisse rico­nosciuto e ricordato». Nella missiva, la signora Licia ricordava di aver subito altri lutti per mano degli slavi: «Oltre a mia sorella Norma anche il mio papa è stato ammazzato e infoibato con altri familiari in quegli stessi giorni. Siamo la famiglia più colpita». Nel rivolgersi alla Presidenza della Repubblica, il parlamentare di An sottolineava il fatto che «il tanto atteso conferimento dell'onorificenza da parte dello Stato sarebbe apprezzato non soltanto dalla famiglia Cossetto ma anche dalle genti istriane».

Ora, finalmente, una battaglia così lunga e tenace trova il giusto coronamento. «E' con soddisfazione -dice Servello- che apprendo la notizia del conferimento del­l'onorificenza alla memoria di Norma Cos­setto. Si tratta di un atto di grande civiltà che rende onore alle sofferenze al dolore di tutti quegli italiani che piangono i loro cari barbaramente uccisi dai partigiani di Tito nel 1943 e nel 1945.,Questa medaglia d'oro arriva dopo fa restituzione alla memoria nazionale della tragedia delle foibe e del dramma dell'esodo attraverso l'i­stituzione della Giornata del Ricordo».

Ancor oggi; ricordando la storia della Cossetto, è impossibile reprimere un moto di rabbia e di orrore. Norma viveva a San Domenico di Visinada e si stava laureando in lettere e filosofia all'università di Padova. Il prologo della tragedia avvenne il 25 settembre 1943, diciasette giorni dopo la capitolazione dell'Italia e il disfacimento dell'esercito. Quei giorni di vergogna pro­dussero un terremoto che si avvertì in modo drammatico anche in Istria. Quel giorno, un gruppo di partigiani slavi, approfittando dello sbandamento genera­le, irruppe in casa sua razziando ogni cosa, com in una sorta di "esproprio proletario" ante-litteram. Ma le belve non non sono mai paghe dei loro istinti criminali. All'indomani prelevarono la povera ragazza. Venne condotta prima nella ex caserma dei Carabinieri di Visignano dove i capi-banda comunisti si divertirono a tormen­tarla, promettendole libertà e mansioni direttive, se avesse accettato di collaborare e di aggregarsi alle loro imprese.

Norma non era certo tipo da tradire la sua gente. Al suo deciso e orgoglioso rifiu­to, la rinchiusero nella ex caserma della Guardia di Finanza, a Parenzo, insieme con altri sventurati. Dopo un paio di giorni vennero tutti trasferiti nella scuola di Antignana. Fu lì che cominciò il vero martirio di Norma. La legarono a un tavolo con alcune corde e la violentarono. Una signora di Antignana che abitava di fronte, sentendo dal primo pomeriggio gemiti e lamenti, verso sera, appena buio, provò avvicinarsi alle imposte socchiuse. Vide la ragazza legata al tavolo e la udì, distintamente, invocare la mamma e chiedere da bere per pietà. Norma venne gettata nella foiba il giorno successivo.

Il 13 ottobre {a San Domenico tornarono i tedeschi su richiesta della sorella Licia, catturarono alcuni partigiani che raccontarono la sua tragica fine della ragazza e di suo padre. Il 10 dicembre 1943 i Vigili del fuoco di Pola, recuperarono la salma di Norma: era caduta supina, nuda, con le braccia legate con il filo di ferro, su un cumulo di altri cadaveri aggrovigliati. Aveva ambedue i seni pugnalati ed altre parti del corpo sfregiate.

La vicenda di Norma creò un fremito d; indignazione in tutta l'Istria. Tra tutte le storie dei martiri delle foibe, è quella che viene maggiormente ricordata. La sua foto campeggia in tutti i libri che ricostruiscono la tragedia italiana di sessant'anni fa. Le sono state dedicate anche poesie. In una troviamo scritto: «Non più odio né sensi feriti/un campo solcato è ormai il mio cuore/e il silenzio opprime la mente».

Ricordare e onorare il suo sacrificio non vuol dire odio e vendetta. E' un atto d'amore alla memoria italiana.

Aldo Di Lello

 

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