Le Foibe, in breve
Il termine "foiba" è una corruzione dialettale
del latino "fovea", che significa "fossa"; le foibe,
infatti, sono voragini rocciose, a forma di imbuto rovesciato, create dall’erosione
di corsi d’acqua nell'altopiano del Carso, tra trieste e la penisola istriana;
possono raggiungere i 200 metri di profondità.
In Istria sono state registrate più di 1.700 foibe. (Nella foto una foiba
istriana).
Le foibe furono utilizzate in diverse occasioni e, in particolare,
subito dopo la fine della seconda guerra mondiale per infoibare (“spingere
nella foiba”) migliaia di istriani e triestini, italiani ma anche slavi,
antifascisti e fascisti, colpevoli di opporsi all’espansionismo comunista
slavo propugnato da Josip Broz meglio conosciuto come “Maresciallo Tito”.
Nessuno sa quanti siano stati gli infoibati: stime attendibili parlano di 10-15.000
sfortunati. [una tragica contabilità]
Le
vittime dei titini venivano condotte, dopo atroci sevizie, nei pressi della
foiba; qui gli aguzzini, non paghi dei maltrattamenti già inflitti, bloccavano
i polsi e i piedi tramite filo di ferro ad ogni singola persona con l’ausilio
di pinze e, successivamente, legavano gli uni agli altri sempre tramite il fil
di ferro. I massacratori si divertivano, nella maggior parte dei casi, a sparare
al primo malcapitato del gruppo che ruzzolava rovinosamente nella foiba
spingendo con sé gli altri. (Il disegno è tratto da un opuscolo inglese).
Nel corso degli anni questi martiri sono stati vilipesi e dimenticati. La
storiografia, lo Stato italiano, la politica nazionale, la scuola hanno
completamente cancellato il ricordo ed ogni riferimento a chi è stato
trucidato per il solo motivo di essere italiano o contro il regime comunista di
Tito.
(tratto in parte da Foibe:
60 anni di silenzi)
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